Soccorritori in Italia assolti perché non avevano legami con la tratta di esseri umani – Joop

19/04/2024

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L’equipaggio della nave di salvataggio Iuventa, battente bandiera olandese, è stato assolto da tutte le accuse a loro carico dopo un lungo processo durato sette anni. Il verdetto del tribunale siciliano fa seguito alla decisione della procura italiana di febbraio di far cadere le accuse. Secondo il pubblico ministero non ci sono prove a sostegno di queste accuse.

La Iuventa è una nave di salvataggio dell’organizzazione umanitaria tedesca Jugend Rettet. La nave ha contribuito a salvare circa 14.000 migranti dal mare fino a quando è stata sequestrata nel porto di Lampedusa nell’agosto 2017. La giustizia italiana ha accusato gli operatori umanitari di collaborare con i trafficanti di esseri umani, dopo un’operazione segreta in cui l’organizzazione era infiltrata. Sono state intercettate anche le conversazioni telefoniche con i giornalisti. Secondo le autorità sono state trovate prove di collaborazione con i trafficanti di esseri umani. Jugend Rettet ha sempre negato categoricamente questa accusa. Il giudice ha ora confermato l’innocenza e le prove sono risultate inesistenti.

La Iuventa ha cercato le imbarcazioni e le navi in ​​difficoltà con cui i migranti stavano attraversando la traversata verso l’Europa e poi ha trasmesso le coordinate alle autorità italiane e alle navi della marina europea affinché le persone a bordo potessero essere soccorse. Il caso contro i soccorritori è un esempio di come i politici e i governi europei stiano cercando di criminalizzare l’assistenza ai migranti. Nel 2019, il VVD ha proposto di rendere punibile il salvataggio di persone in mare. La proposta fallì dopo una tempesta di critiche.

Le accuse hanno costretto i soccorritori a interrompere le operazioni di salvataggio. Sascha Girke, uno degli operatori umanitari assolti, spiega sul Guardian: “A causa di ricerche inadeguate e motivate politicamente, migliaia di persone sono annegate nel Mar Mediterraneo o sono state costrette a tornare nella Libia devastata dalla guerra. Nel frattempo, la nostra nave è caduta in rovina e ci siamo ritrovati intrappolati in anni di procedure. Aggiunto a questo è il fatto che sono state sprecate ingenti somme di denaro. Solo questo caso è costato circa 3 milioni di euro.

Carlita Gallo

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