L’Italia di Monza ha portato con sé tutta una serie di momenti drammatici. Sfortunatamente, includevano anche molti incidenti gravi. Il pilota svedese di F1 Ronnie Peterson ne pagò uno nel 1978. Oggi sono 45 anni dalla sua morte.
Il Parco Reale, situato a soli 20 chilometri dal centro di Milano, ospita gare da oltre 100 anni.
La prima versione del circuito nel 1922, compresa la leggendaria pista sopraelevata, misurava esattamente dieci chilometri. Il percorso attuale dell’Autodromo Nazionale Monza è lungo “soli” 5.793 metri.
Monza è da sempre il “tempio della velocità”. Ma la guida a gas comporta anche pericoli, incidenti e spesso la morte.
La prima vittima si verificò immediatamente nelle prove del Gran Premio d’Italia di apertura a Monza nel 1922: fu il pilota austriaco Fritz Kuhn.
Il momento peggiore della Formula 1 moderna al Royal Park fu il GP del 1961. La vettura del tedesco Wolfgang von Trips volò in volo poco prima della curva Parabolica dopo essersi scontrata con Jim Clark fuori pista e durante l’impatto tra gli spettatori non solo morì il suo pilota, ma anche 14 tifosi (secondo alcune fonti erano 15).
Oltre all’entusiasmo dei tifosi, si manifestò in più occasioni anche la famosa “tendenza all’anarchia” italiana, che purtroppo costò anche la vita. Un tipico esempio è l’incidente della stagione 1978.
I due piloti Lotus sono arrivati in Italia in testa al campionato. L’americano Mario Andretti ha raccolto finora 63 punti, 12 in meno dello svedese Ronnie Peterson. Non dobbiamo dimenticare che all’epoca c’erano solo 9 punti per la vittoria e che segnarono solo i primi sei classificati.
Mentre Andretti si è qualificato per primo e ha conquistato la pole position, il suo compagno di squadra, noto anche come “Super Swede”, si è dovuto accontentare della terza fila di partenza.
L’inizio della gara è stato selvaggio. Dopo una partenza frettolosa, mentre le vetture delle ultime file erano ancora in movimento, e quindi più veloci rispetto alle prime posizioni della griglia di partenza, si è verificato un violento incidente.
Poiché alla partenza le vetture avevano i serbatoi pieni, scoppiò un inferno di fuoco, bruciando centinaia di litri di carburante.
Peterson rimase bloccato nella sua Lotus 78. La confusione in pista fu tale che la polizia chiuse la zona attorno all’incidente e perfino il medico ufficiale della Formula 1, Sid Watkins, non poté recarsi dallo svedese.
Il campione successivo, Mario Andretti, ha dovuto letteralmente lottare per farsi strada. L’americano ha usato le sue radici italiane per convincere i irremovibili carabinieri che l’uomo che si trovava nell’inferno di fuoco non era un paparazzo, ma un uomo da cui dipendeva la vita del suo compagno di scuderia della Lotus.
Anche se i colleghi del pilota lo salvarono vivo, il talentuoso svedese morì il giorno successivo in un ospedale di Milano.
Il tragico inizio del Gran Premio d’Italia di F1 del 1978:
78 giorni dopo, inizia la F1.
Stagione di Formula 1 1978, ricordatelo
Mario Andretti, figlio del campione canadese e americano Ronnie Peterson, è il figlio di Monza’daki che attualmente interpreta il suo ruolo.#F1GeriSayyim #F1 pic.twitter.com/IsPhWgPHYA
– xtrabit Racing (@xtrabitracing) 28 dicembre 2019
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