Dall’inizio dell’anno, l’Italia si trova ad affrontare un numero crescente di migranti che arrivano sulle sue coste. Per rispondere a questo afflusso senza precedenti dal 2016, martedì 11 aprile il Consiglio dei ministri italiano ha annunciato che si prepara a istituire uno stato di emergenza migratoria di sei mesi su tutto il territorio.
Da gennaio più di 31.000 persone hanno già attraversato il Mediterraneo centrale e raggiunto il Paese, principalmente dalla Tunisia, ma anche dalla Libia e dalla Turchia. Almeno 492 sono morti prima di arrivare lì, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), che precisa che queste cifre sono certamente al di sotto della realtà. I flussi, in crescita del 300% rispetto allo stesso periodo del 2022, potrebbero superare le cifre record del 2016, anno in cui hanno raggiunto i porti italiani 180mila persone.
Lo stato di emergenza previsto dal governo di Giorgia Meloni (estrema destra) rientra nel codice di protezione civile ed è già stato attuato per le questioni migratorie, in particolare nel 2011, dopo la rivoluzione tunisina. Permette di sbloccare fondi e accelerare le procedure di accoglienza mediante la designazione, senza bandi di gara, di strutture ricettive dipendenti del Ministero dell’Interno. Dovrebbe inoltre consentire di noleggiare più rapidamente traghetti o aerei per trasferire le persone sbarcate sulla piccola isola di Lampedusa – dove confluiscono più di due terzi degli arrivi – verso il resto d’Italia.
“Il numero degli arrivi resta basso per un Paese di 60 milioni di abitanti o se paragonato ai 120mila ucraini rifugiatisi in Italia nel giro di tre mesi, all’inizio del 2022”, ricorda Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim per il Mediterraneo. Tuttavia, il sistema di accoglienza dei migranti – in cui sono attualmente ospitate oltre 110.000 persone – è destinato a saturarsi rapidamente: si prevede che gli arrivi via mare aumenteranno nelle prossime settimane con condizioni meteorologiche favorevoli alle traversate. “Nel 2018 l’Italia ha iniziato a smantellare il sistema di accoglienza e oggi si ritrova a montare delle tende a Catania [Sicile] oppure a Roccella Ionica [Calabre], si rammarica di Marco Bertotto, direttore di Medici senza frontiere (MSF) in Italia. Rimaniamo nella gestione della crisi dei flussi che sappiamo essere strutturali. »
Attira l’attenzione di Bruxelles
La dimensione politica di questo decreto, che dovrebbe essere pubblicato nei prossimi giorni, va oltre le sue implicazioni giuridiche. “Il governo di Giorgia Meloni deve rispondere delle sue difficoltà nell’affrontare la questione migratoria di fronte a un elettorato al quale l’ha giustamente presentata come una priorità”, Lo ritiene Vitalba Azzollini, avvocato specializzato in politiche migratorie. L’istituzione dello stato di emergenza è anche un modo per il governo Meloni di attirare l’attenzione di Bruxelles, da cui si aspetta l’istituzione di nuovi meccanismi di solidarietà per distribuire i migranti, e una nuova politica di cooperazione e sviluppo economico con i Paesi di partenza.
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