L’Italia prenderà i figli delle mafie siciliane e napoletane per evitare che cadano nella criminalità

Dal 2012, la giustizia italiana ha indagato sistematicamente sulle famiglie dei leader della mafia calabrese della ‘Ndrangheta e ha cercato di affidare i loro figli a famiglie affidatarie, o di trovar loro rifugio presso la madre se decide di lasciare il padre.

“Insegnano ai bambini di otto anni a sparare. A otto anni vendono crack”, ha spiegato Chiara Colosimová, presidente della Commissione parlamentare italiana per il contrasto alla criminalità organizzata, sulla situazione delle famiglie mafiose.

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Sconosciuto

Secondo il giudice Roberto Di Bella, circa 150 bambini sono riusciti a trovare una nuova casa grazie al programma finora denominato Liberi di Scegliere, e in 30 casi le madri hanno lasciato con loro le famiglie d’origine.

“Questo è un momento storico nella lotta alla mafia”, ha commentato il ministro della Giustizia Carlo Nordio riguardo all’estensione dell’attuale pratica ai membri dell’organizzazione siciliana Cosa Nostra e alla camorra napoletana.

Oltre a spezzare la linea familiare dei mafiosi, il giudice Di Bella spera che il programma porti anche altri mafiosi dalla parte della legge. Secondo lui, alcuni esponenti della ‘Ndrangheta avrebbero cominciato a testimoniare contro i loro accoliti dopo che i loro figli si erano ritrovati in un luogo sicuro.

“Un genitore è pronto a sacrificare la sua vita per suo figlio. Per i miei figli e mia moglie ho deciso di cambiare vita”, ha citato l’AFP in una lettera indirizzata a Di Bello da uno degli ex gangster.

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Celio Bruno

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