Le autorità italiane vietano “ChatGPT” per motivi di privacy

Il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha ordinato l’immediato ban del programma “ChatGPT” della società “OpenAI”, adducendo come motivo la violazione della privacy.

Questa agenzia ha annunciato di aver aperto un’indagine contro il programma per presunta violazione delle norme sulla raccolta dei dati degli utenti e di aver pertanto limitato temporaneamente l’utilizzo dei dati personali degli utenti italiani.

L’agenzia ha anche accusato ChatGPT, sostenuta da Microsoft, di non aver verificato l’età dei suoi utenti, affermando che dovrebbe soddisfare le persone di età superiore ai 13 anni, riferisce Reuters.

L’agenzia italiana ha sottolineato “l’assenza di qualsiasi base giuridica che giustifichi la massiccia raccolta e archiviazione di dati personali con l’obiettivo di “addestrare” gli algoritmi che sono alla base del funzionamento della piattaforma”.

Alla società “OpenAI” è stato concesso un termine di 20 giorni per “comunicare sulle misure adottate”, pena una multa fino al 4% del fatturato globale annuo.

Secondo Reuters, dalla sua uscita lo scorso anno, “ChatGPT” ha scatenato una frenesia tecnologica, spingendo le aziende concorrenti a lanciare prodotti simili, mentre altre hanno tentato di integrare esso o tecnologie simili nelle proprie applicazioni e prodotti.

L’app ha raggiunto circa 100 milioni di utenti attivi a gennaio, appena due mesi dopo il suo lancio, rendendola l’app in più rapida crescita nella storia, secondo uno studio pubblicato il mese scorso.

Jolanda Dellucci

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