La Chiesa cattolica in Italia ha pubblicato giovedì il suo primo rapporto sui presunti abusi sessuali del clero su minori e adulti vulnerabili, ma le associazioni delle vittime affermano che il numero reale di casi è probabilmente molto più alto.
Nel primo rapporto della Conferenza episcopale italiana (Cei), pubblicato in 41 pagine, si afferma che nel biennio 2020-2021. scoperto 89 vittime, di cui 61 minorenni. I crimini sono stati commessi da 68 presunti aggressori, tra sacerdoti, religiosi, ma anche insegnanti di religione, capi di uffici cattolici e presidenti di organizzazioni no profit.
Secondo il rapporto, la maggior parte delle vittime aveva tra i 15 ei 18 anni quando hanno subito abusi. Sedici vittime erano adulti considerati “vulnerabili” dalla chiesa. I reclami riguardavano principalmente linguaggio, comportamento e contatto inappropriati.
Giovedì, in una conferenza stampa, i funzionari della chiesa hanno affermato che stavano indagando su oltre 600 casi segnalati di abusi sessuali in Vaticano dal 2000.
Le associazioni delle vittime hanno però denunciato i limiti del rapporto, che copre solo due anni e non include ricerche negli archivi vaticani.
Le associazioni delle vittime stanno ancora lottando per un bilancio completo degli abusi nella chiesa, chiedendo un’indagine indipendente che dovrebbe durare decenni, come è successo in altri Paesi come Francia e Stati Uniti.
Il rapporto vaticano si basa sui dati dei cosiddetti “centri di ascolto” nelle diocesi, ma include solo le informazioni delle vittime che hanno denunciato gli abusi.
Il principale gruppo italiano di sopravvissuti, Rete L’Abuso, stima che ci siano circa un milione di vittime di questo tipo in Italia. Il presidente dell’organizzazione, Francesco Zanardi, ha definito il rapporto “assolutamente insoddisfacente e vergognoso”.
“Se hanno ricevuto 89 denunce in due anni, vuol dire che il problema c’è ed è grosso”, ha aggiunto Zanardi.
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