Il Napoli ha finalmente concluso l’attesa di 33 anni per un altro titolo di Serie A, ma Luciano Spalletti e forse il regista Cristiano Giuntoli si allontanano dal presidente Aurelio De Laurentiis.
È fin troppo facile capire la frustrazione degli ultras nei confronti del loro presidente, un uomo che ha rappresentato tante emozioni contrastanti da quando ha salvato il club dalla bancarotta due decenni fa. È vero che ha curato i giganti italiani dopo che sono stati costretti a uscire dalle divisioni dilettantistiche e ricostruiti mantenendo i costi sotto controllo. D’altra parte, ADL ha l’abilità di un produttore cinematografico nel voler accaparrarsi le luci della ribalta e prendersi il merito di tutto ciò che la squadra ottiene, incolpando tutti gli altri intorno a lui per eventuali carenze.
Con De Laurentiis è sempre stato così e probabilmente lo sarà sempre, visto che anche la conquista del tanto atteso scudetto non ha temperato i suoi peggiori istinti. Quando i premi sono stati assegnati nel cerchio centrale prima della partita del Napoli con l’Inter, De Laurentiis e Luciano Spalletti sono usciti separatamente, hanno posato separatamente e sono usciti dal campo separatamente. Questo superamento dell’inevitabile non fa che peggiorare le cose e getta un’ombra su ciò che dovrebbe essere la celebrazione del Secolo a Napoli.
La gente sembra perplessa e persino scioccata dalla decisione di Spalletti di andarsene, ma ha ragione. Tutta questa stagione è stata inaspettata, dal successo di nuovi giocatori che hanno sostituito vecchie glorie al fatto che tutti i loro rivali sono stati costantemente inciampati per creare un comodo cuscino in cima alla classifica. Anche l’accesso ai quarti di Champions League è stato un successo, prima della tradizionale battuta d’arresto di Spalletti ad aprile. Era troppo bello per essere vero per i tifosi del Napoli, e questo è il problema. Qualunque cosa dopo sarebbe inevitabilmente una delusione.
Sembra fin troppo consapevole che le altre squadre si rafforzeranno, che il Napoli ascolterà le offerte dei suoi giocatori più grandi e che la prossima stagione non potrà mai sperare di eguagliare questa in termini di costanza e divertimento. Del resto Spalletti ha già avuto un assaggio di come possono essere quei tifosi quando sono sconvolti, la contestazione per i prezzi dei biglietti e l’uso degli striscioni nel 4-0 contro il Milan al Maradona è stato come un rompighiaccio per l’anima.
Non è un caso che praticamente tutti gli allenatori che hanno lasciato il Napoli negli ultimi anni lo abbiano fatto dopo qualche litigio con De Laurentiis. Probabilmente Maurizio Sarri sarebbe finito per vincere, o almeno avrebbe continuato a costruire una squadra affascinante, mentre Carlo Ancelotti è stato spinto prima che potesse correre, stessa sorte per Gennaro Gattuso. Ora Spalletti sta lasciando cadere tutti gli indizi che la decisione è sua, ma lascia che sia la società ad annunciarlo, sperando di evitare l’ira di un presidente respinto.
Sapevo che le cose si sarebbero messe male quando De Laurentiis prese il microfono al Maradona gremito dopo quell’1-1 con l’Udinese, suggellando matematicamente lo scudetto. È stata per lui l’occasione per ringraziare i giocatori che da allora si sono evoluti, ma che hanno dato un grande contributo, come Lorenzo Insigne, Dries Mertens, Kalidou Koulibaly e tanti altri. Invece, ha rifiutato di nominare nessuno di loro, dicendo solo “la squadra si sentiva sopraffatta dalle responsabilità e avevamo bisogno di un gruppo che si sentisse abbastanza leggero per prendere il volo, non con individui che fungessero da freni”. Era inutile.
Quando si è tenuta la conferenza stampa per delineare il ritiro precampionato, De Laurentiis ha fatto il nome di Spalletti solo una volta. Adesso anche il ds Cristiano Giuntoli vuole voltare pagina con un’offerta della Juventus. Sembra che il presidente creda di poter tagliare l’intera squadra e lo staff, ricominciare da capo e avere ancora gli stessi risultati. La chimica raggiunta in questa stagione è stata così rara da essere unica, sarebbe un grosso errore presumere che sia la norma.
Cinguettio @SusyCampanale
Difensore della musica freelance. Pioniere del cibo. Premiato evangelista zombi. Analista.