“Morte del direttore di Il mattone e lo specchio“, intitola il quotidiano Ham-mihan, pubblicando in un giovedì 24 agosto, come quasi tutti i giornali di Teheran, un ritratto di Ebrahim Golestan. Il grande cineasta iraniano è morto il giorno prima dopo un secolo di vita e di sconvolgimenti. Ham-mihan allude al primo lungometraggio di Gulistan, uscito nel 1964, una satira sulla società iraniana che racconta la storia di un tassista che trova un bambino abbandonato sul sedile posteriore della sua macchina.
Il film era “l’iniziatore della nuova ondata del cinema iraniano, una tendenza influenzata dalla nuova ondata del cinema francese e del neorealismo italiano”, Ricordare Hammihan. Era il “Primo lungometraggio del cinema nazionale. […] Con il suo genere visivo e narrativo unico, Il mattone e lo specchio si è affermato come alternativa controcorrente ai film di intrattenimento”, aggiunge il registro.
Il lungo esilio
Figura d’avanguardia nel cinema e nella letteratura moderni in Iran, Gulistan – che era anche poeta e saggista – aprì il primo studio cinematografico del Paese nel 1957, luogo che sarebbe poi diventato una scuola di cinema.
Per tutti i giorni Shargh, Era uno “maestro di stile nel cinema, nei documentari e nella scrittura di romanzi”. “I critici [littéraires] paragonò la prosa di Golestan a quella di Saadi Shirazi [écrivain phare de la littérature persane médiévale] e considerava i suoi romanzi una versione persiana delle opere dell’autore americano Ernest Hemingway”. aggiunge il quotidiano.
Dopo la rivoluzione islamica del 1979, Ebrahim Golestan decise tuttavia di porre fine alla sua carriera e andò in esilio nel Regno Unito, dove condusse una vita solitaria. Appare nel 2022 nel documentario Ci vediamo venerdì, Robinson in un dialogo a distanza sul cinema con il regista franco-svizzero Jean-Luc Godard.
“Senza dubbio Gulistan resta una figura unica e insostituibile nel panorama cinematografico e letterario” Scrittura iraniana Shargh.