Bart Eeckhout è il commentatore principale.
Le immagini dell’alluvione nel nord Italia evocano brutti ricordi. Le inondazioni hanno ucciso almeno 13 persone negli ultimi giorni, lasciando circa 20.000 senzatetto. Le persone stanno testimoniando di come hanno sentito i vicini anziani gridare aiuto in preda al panico, senza alcun risultato. Tutto ciò ricorda molto il disastro idrico che ha colpito la valle del Vesdre vicino a Liegi due estati fa.
C’è un’altra somiglianza. Inoltre, molti preferirebbero legarsi la lingua piuttosto che stabilire una connessione tra estremi meteorologici concreti e schemi climatici astratti che invariabilmente indicano cambiamento e riscaldamento. Tale è la paura di essere vittima di bullismo, di essere messo a tacere come allarmista o attivista per il clima che cerca di fare un punto ideologico sul retro della tragedia umana.
Quindi ancora una volta per le persone in fondo alla stanza: mentre non si può provare in modo definitivo che questo disastro sia il risultato del riscaldamento globale, è assolutamente certo che il cambiamento climatico porterà a condizioni meteorologiche più estreme. Questa è la realtà in cui viviamo pienamente qui e ora, anche in un’Europa meteorologicamente temperata. È primavera e già il sud della Francia soffre di una crisi di siccità con il razionamento dell’acqua. La siccità sta colpendo anche Spagna e Portogallo.
C’è stata una curiosa inversione di tendenza nel dibattito sul clima. Il pendolo è passato da un allarmismo controproducente a un quasi negazionismo. Anche se il cambiamento climatico previsto si sta verificando – e questo è solo l’inizio – molti guardano dall’altra parte. Psicologicamente, questo atteggiamento può ancora essere inteso come un comportamento di evitamento, per non essere appesantiti da cupi pensieri sul futuro. Ma ciò diventa rischioso se incoraggia la società ei politici alla passività.
Perché è quello che sta succedendo in questo momento. Gli attivisti per il clima sono stati giustamente accusati del fatto che il loro giorno del giudizio non funziona. Tuttavia, si può notare che è perfettamente normale in politica prevedere in modo apocalittico che lo Stato fallirà, che le pensioni non verranno più pagate e che il FMI prenderà il controllo del Paese. Ma un politico che avverte che se non agiamo nei prossimi sette anni il riscaldamento passerà inosservato viene invertito.
Il dibattito sul clima è diventato così disperatamente politicizzato. Con da una parte gli ambientalisti che si avventano sul cambiamento climatico per sconvolgere l’intera economia e la società, e dall’altra i relativisti che ripongono tutte le loro speranze nell’ingegno umano, per niente da FARE.
È sbagliato due volte. Perché la scienza e la tecnologia saranno ovviamente necessarie per contenere il cambiamento climatico, ma la verità è che la grande svolta liberatoria non si è ancora concretizzata. Dobbiamo quindi concentrarci contemporaneamente sull’adattamento e sulla mitigazione, sull’adattamento per prevenire il peggio e sulla difesa dal già inevitabile impatto climatico. La discussione su quale dei due sia più importante sarà piuttosto interessante, ma non c’è davvero tempo da perdere adesso.
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