Dominio italiano: i 31 anni di occupazione italiana nel Dodecaneso

Il 4 maggio 1912, mentre infuriava la guerra tra l’Italia e l’Impero Ottomano, le truppe italiane sbarcarono a Rodi. Pochi giorni dopo, prendono il pieno controllo dell’isola. La dominazione italiana nel Dodecaneso è appena iniziata.

Le forze italiane sbarcano a Rodi sotto il controllo ottomano, 4 maggio 1912

Come ricordava Minas Alexiadis, in “VIMA” del 4 ottobre 1994, commentando il libro di Zacharias Tsirpanlis, per molti anni professore di storia europea all’Università di Ioannina, intitolato Il dominio italiano nel Dodecaneso, 1912-1913:

“La prima parte [του βιβλίου] copre il periodo transitorio, per così dire, dell’occupazione italiana, dal 1912 al 1923. Si chiama giustamente “occupazione temporanea e aspirazioni permanenti”.

Il primo periodo della dominazione italiana

“I comandanti militari italiani, nonostante le occasionali esitazioni del governo di Roma, hanno sistematicamente minato le istituzioni fondamentali su cui era stata organizzata per secoli la vita del Dodecaneso, come l’istruzione scolastica greca, la Chiesa ortodossa, l’autonomia locale, che in molti casi hanno raggiunto l’autonomia.

“Il passaggio del potere dall’amministrazione ottomana a quella italiana non fu agevole, poiché la popolazione greca cercò fin dal primo momento l’unione con la patria. I nuovi conquistatori fecero in modo che la resistenza degli abitanti fosse repressa con tutti i mezzi: con mezzi economici e coercizione psicologica, con le persecuzioni e l’esilio degli “intellettuali” del gruppo colto che governa le società insulari, con l’imposizione della lingua e della cultura italiana, con la falsificazione dell’incuria del passato storico, con la proiezione rifratta e lo sfruttamento dei monumenti archeologici “.

Il “PASSAGE LIBRE” del 6 febbraio 1935 ripubblicava stralci di un articolo della “Gazette de Genève” sul Dodecaneso e l’Italia, in particolare sugli sviluppi causati dalla fine della prima guerra mondiale e dalla catastrofe dell’Asia Minore

“ELFTHERON BIMA”, 6.2.1935, Archivio Storico “A BIMA” | “LE NOTIZIE”

“Oggi il Dodecaneso si presenta come pomo della discordia. L’Italia lo occupò durante la guerra italo-turca.

“La Grecia ha tentato di acquisire queste isole greche e sono stati negoziati vari accordi tra Atene e Roma per il ritorno del Dodecaneso alla Grecia. (…) L’Italia avrebbe ricevuto un risarcimento attraverso il Trattato di Sèvres in Asia Minore.

Sogno perduto

“Tuttavia, il crollo del fronte greco e il trionfo del nazionalismo turco hanno infranto questo sogno. E da allora non si è più parlato di un referendum nel Dodecaneso o del ritorno delle isole alla Grecia.

“La Turchia, invece, rinunciò a tutti i suoi diritti dal Trattato di Losanna e nonostante la protesta ufficiale della delegazione greca, l’Italia dichiarò l’annessione del Dodecaneso.

“Questa protesta fu certamente platonica, ma la speranza rimase negli animi dei Greci, la questione non fu quindi definitivamente risolta.

“L’Italia, stabilita nel Dodecaneso, ha due obiettivi, che si completano a vicenda. Per stabilire una base navale nell’arcipelago per la sua espansione verso est e per garantire questa base a tutti, ha proceduto all’estorsione di terre.

(…)

“Ma quello che ci interessa è l’ellenismo del Dodecaneso. L’Italia sembra puntare ad una sua graduale assimilazione. La lingua greca viene via via sostituita dall’italiano nelle scuole”.

“IL PASSO LIBERO”, 24.10.1930, Archivio Storico “IL PASSO” | “LE NOTIZIE”

Esportazione per ordini agricoli

Questa strategia di italianizzazione del Dodecaneso viene attuata anche attraverso una serie di decreti legislativi agrari emanati negli anni ’20 dall’amministrazione italiana e che risultano avere un obiettivo ben preciso.

Va notato che dal 1922 l’Italia è governata dal dittatore fascista Benito Mussolini.

Scrive il medico e politico dodicenne Skevophylax / Skevos Zervos in una lettera a “ELEFTHERON VIMA” del 24 ottobre 1930.

“Nel 1920 – poco dopo la caduta dei liberali in Grecia – fu emanato il primo decreto legislativo agricolo italiano n. era proibito…”

“Nel 1922, un altro decreto italiano “proibisce il taglio degli arbusti nei campi, senza autorizzazione speciale”.

(…)

“Nel 1924, con il Decreto Legislativo numero 19 – il Governatore Generale del Dodecaneso ha diritti sovrani e potestà legislativa locale – fu proibito il disboscamento nelle isole”.

(…)

Il decreto del 1929 è un monumento di illibertà coloniale e di assurdità legislativa

“Con Decreto 32 del 1929, i Rodi furono completamente privati ​​dei loro campi e furono dichiarati privati ​​della proprietà delle loro terre, che furono così sequestrate dall’Italia come “terre nazionali italiane” in quanto i Rodi non coltivavano non i loro campi per tre anni.

“Come se fosse mai possibile per i Rodi svolgere qualsiasi lavoro agricolo lì, quando era loro così chiaramente e così rigorosamente proibito da tanti decreti.

“IL PASSO”, 4.10.1994, Archivio Storico “IL PASSO” | “LE NOTIZIE”

regolamento

“E i contadini di Rodi videro con strazio (…) che i loro campi erano loro tolti e che erano stati privati ​​dei fertili prati di Cattavia, affinché l’Italia potesse installarvi gratuitamente i suoi coloni, fondai il villaggio di San Marco ed essi si indignarono e affrontarono così il suo allontanamento dalla piana di Mesanagro e dalle piane di Kalamonos e Dimilia, dove il Sig. Lago (ss il comandante militare delle forze di occupazione italiane del Dodecaneso) fondò con tali mezzi il villaggio di Musolian .

(…)

Omaggi italiani

“I contadini di Rodi se ne vanno, sapendo che la politica italiana cerca ostinatamente e metodicamente e intensamente di schiacciarli con un’infinita varietà di mezzi, mentre non sono in grado di sopportare le più pesanti tasse sul profitto, tassare la terra, l’agricoltura, i cereali, l’agricoltura, il tassa forestale, tassa sul bestiame, tassa sulla casa, tassa sulla costruzione di strade, tassa di emergenza, tassa sui biglietti, tassa di abbellimento della città, tassa di dote, tassa di mobilità, imposta di bollo, tassa portuale, tassa di censimento, tassa di affitto e molte altre tasse che prima non esistevano.(…)

“I rodiani se ne vanno perché sanno benissimo e per amara esperienza che il programma dell’Italia nel Dodecaneso è la desolazione prima di Rodi, poi di Kos e dell’altro Dodecaneso, che l’Italia gradualmente colonizzerà”.

Infatti, secondo l’articolo di “PASSO LIBERO”, lo stesso comandante italiano Mario Lago ha affermato che “il fenomeno della mancanza di manodopera in relazione all’area dei seminativi e la necessità di trasportare altri agricoltori – Italiani dall’Italia – si intensificheranno quanto più intraprenderanno la coltivazione di queste terre, che altrimenti rimarrebbero incolte e abbandonate”.

“ELFTHERON BIMA”, 2.11.1935, Archivio Storico “A BIMA” | “LE NOTIZIE”

Tentativo di cambiare la popolazione

La seconda parte del già citato libro di Zacharias Tsirpanlis, Italian Domination in the Dodecanese, 1912-1913, copre questo periodo dell’imperialismo.

“In questi vent’anni il volto inesorabile del fascismo italiano invade indisturbato le isole, con l’appoggio internazionale grazie al Trattato di Losanna, e si tenta consapevolmente e chiaramente la mutazione materiale, spirituale e demografica del Sud-Est Egeo, con un sistema e un programma”.

Il comandante italiano del Dodecaneso continua a mantenere le sue giurisdizioni militari ea governare autocraticamente, per decreto.

» Al Dodecaneso viene concessa una particolare cittadinanza italiana (piccola o grande); i nomi delle isole vengono cambiati per apparire italiani, nello stile stabilito dai Cavalieri di San Giovanni nel Medioevo; le scuole greche sono schiacciate dal controllo della distruzione delle autorità e dal disagio economico.

“D’altra parte, la presenza educativa e la propaganda degli italiani stanno crescendo in modo impressionante con la costruzione di imponenti complessi scolastici, templi e ospedali, che sono gestiti da fratelli e sorelle di vari ordini religiosi che arrivano dall’Italia.

La gioventù è organizzata secondo le norme fasciste della metropoli. La Chiesa ortodossa locale è costretta, con il consenso, purtroppo, dei suoi gerarchi, a separarsi dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Il Vaticano istituisce una sede episcopale a Rodi e nomina il primo arcivescovo latino (nel 1929). Quasi tutte le imprese, industriali, agricole, commerciali, “artistiche”, edilizie, nonché banche passarono nelle mani degli italiani.

“Il contadino del Dodecaneso muore sotto il peso di debilitanti restrizioni, multe, debiti. In questo momento, l’esodo di massa degli abitanti greci verso il principale stato greco è completo, mentre i coloni italiani si insediano in massa, per i quali vengono fondati villaggi o colonie prettamente italiani a Rodi, Kos e Leros.

Allo stesso tempo, si osserva un intervento radicale nel paesaggio urbano e rurale con l’apertura di strade, con il catasto, l’asfaltatura, gli espropri forzati, con la costruzione di edifici segnati dall’eclettismo italiano del ‘tra due guerre’. In generale, la “politica della pietra” ha lasciato fino ad oggi le sue vivide tracce sulle isole.

“L’alienazione delle persone, delle istituzioni e dell’ambiente è andata oltre con l’intervento nelle autonomie locali, nella pratica giudiziaria e nell’attribuzione delle leggi, nell’assimilazione legislativa con l’Italia”.

Panzer tedeschi a Rodi

Fine del dominio italiano e unione con la Grecia

Italocrazia, l’occupazione italiana del Dodecaneso, iniziata il 4 maggio 1912, durerà fino al 1943.

Nel settembre 1943, nel mezzo della seconda guerra mondiale, le truppe naziste espulsero i loro ex alleati italiani, che ora si erano arresi agli anglo-americani.

Nel 1945, dopo la fine della guerra, l’amministrazione del Dodecaneso sarà rilevata dagli inglesi fino al 10 febbraio 1947, viene firmato a Parigi un trattato di pace tra gli Alleati e le Potenze Alleate (e la Grecia) e l’Italia, secondo con cui l’Italia cede alla Grecia la piena sovranità sulle isole del Dodecaneso e sugli isolotti adiacenti.

Il 7 marzo 1948 il Dodecaneso si unirà ufficialmente alla madre Grecia.

Mariano Conti

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