Le cronache sulle questioni femminili che Alba de Céspedes (1911-1997) scrisse sul settimanale italiano degli anni Cinquanta Era la scrittura era estremamente popolare. Proprio come il suo romanzo-diario Scrittura vietata (1952) che è stato appena tradotto per la prima volta in olandese. Questo libro fa pensare che sia un romanzo di emancipazione, ma non lo è.
Senza sapere esattamente cosa vuole, Valeria, madre di due figli appena ventenni e con un uomo dal tipo convenzionale, un giorno compra un taccuino. In fondo, ha bisogno di sapere perché lo sta facendo, ma non riesce ancora a capirlo, la sua maternità casalinga è ancora in arrivo. C’è qualcosa nella ribellione. Scriverà i suoi pensieri e le sue osservazioni. Di certo non dovrebbero affrontare suo marito e i suoi figli. Ma non ha la sua camera da letto o il suo ufficio, come i suoi figli. Dove dovrebbe tenere il suo diario segreto? In fondo al cesto della biancheria? In fondo al cassetto della cucina? Sotto il letto? Nell’armadio della biancheria? Tra le lenzuola pulite? Nell’armadio dei rifiuti sul balcone? Nella sua borsetta? Dietro lo specchio? Sotto il materasso? Nel cassetto della scrivania al suo lavoro di segretaria?
In quasi tutte le 318 pagine di Scrittura vietata d’Alba de Céspedes, Valeria cerca un posto dove nascondere la scritta. Il problema non è risolto. È già difficile per lei…
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