Il calcio italiano ha due squadre in semifinale di Champions League: il primo incontro tra Milan e Inter (21:00) sarà trasmesso da 124 paesi. Ma gli allenatori hanno più possibilità rispetto ai club dell’Appennino: il trio è italiano, l’unico a non essere spagnolo è Giuseppe Guardiola.
Viene accolto da Carlo Ancelotti, primo allenatore nella storia della massima competizione per numero di titoli (quattro) e vittorie (107), e il “Derby della Madonina” porta lo scontro tra Stefano Pioli e Simone Inzaghi. Gli allenatori italiani sono i detentori del record di trofei di campioni d’Europa per club con 12 (sette allenatori).
La tabella è la seguente: Germania 10 (7), Spagna 10 (6), Inghilterra 7 (4), Olanda 5 (4), Argentina 4 (2), Scozia 4 (3), Francia 3 (1), Portogallo 3 (2) ), Romania 3 (2), Austria 2 (1), Ungheria 2 (1), Serbia 1 (1). Tra i sette strateghi che hanno vinto da calciatori la Coppa dei Campioni o la Champions League, gli italiani sono Ancelotti e Giovanni Trapattoni.
“La tattica ha un carattere italiano. Per noi è arte. Una vecchia espressione italiana, ‘Arangiarsi’, significa lavorare con le forze a disposizione. Quando un allenatore racconta una storia sulla sua filosofia, si rende conto innanzitutto che non sono molte le persone che scelgono il calcio giocatori. Secondo i club, di solito non lo fanno”, dice Renzo Ulivieri, direttore della ‘Skole Alenatori’, una scuola calcio per allenatori presso il Centro Tecnico della Federcalcio italiana a Koverćan.
Poco distante dalle ville fiorentine dove lavorarono il visionario Leonardo da Vinci e lo scrittore Giovanni Boccace, è la sede delle selezioni nazionali, ma anche la scuola da cui, in 66 anni, si sono diplomati tanti grandi allenatori.
“Gli allenatori vengono alle lezioni senza libri. Che senso avrebbe, ci vorrebbe qualche anno per scrivere un libro, ne uscirebbe obsoleto. Innanzitutto i principi che sono alla base del calcio qui si capiscono e non si toccano. Ma che partano da zero, perché devi insegnare il calcio che si giocherà tra dieci anni, progettiamo”, ha detto Ulivieri, che ha lavorato per 22 club in 42 anni.
Oltre ad Ancelotti, i più grandi allenatori italiani sono Fulvio Bernardini, Fabio Capello, Marcello Lippi, Vittorio Pozzo, Nereo Rocco, Arrigo Sacchi, Trapattoni – il più decorato stratega dell’Appennino, ecc. E più di 3.000 allenatori con licenza Uefa A hanno lavorato a Koverćan.
“Ci sono stati errori nel periodo precedente. Dopo aver vinto il campionato del mondo nel 2006, pensavamo di essere insegnanti. La Spagna ha vinto il campionato del mondo nel 2010 e la gente ha iniziato a giocare a calcio. Spagnoli, con pazienza. Poi hanno giocato a un calcio tedesco aggressivo. Ma avremmo piace giocare all’italiano. Ci sono lavori per un certo calcio: quando difendiamo siamo italiani. Quando abbiamo la palla senza possibilità di segnare, saremmo gli spagnoli. La cosa più intelligente è giocare direttamente verso la porta, sarebbe i tedeschi”, spiega Ulivieri.
Uno dei segmenti più noti è quello delle tesi di laurea. Nel 1997 Ancelotti scrive la tesi: “Il futuro del calcio: più dinamismo”. Nel 2001 Roberto Mancini ha presentato uno studio: “Trequartista”, analizzando il ruolo di un trequartista. Maurizio Sarri ha scritto sulla preparazione per la partita di domenica. Scriveva Antonio Conte nel 2006: “Il 4-3-1-2 e l’applicazione didattica dei contenuti video”.
Per la sfida in arrivo (Real – Manchester City giocata ieri), Pioli ha detto che i favoriti sono l’Inter, e Simone Inzaghi il prossimo:
“Preferito o no, ci saranno periodi in cui attaccheremo di più e in cui ci difenderemo maggiormente”. I giocatori devono lavorare per i loro compagni di squadra. Il Milan non è solo contropiede, bisogna giocare bene tanti spezzoni di calcio”.
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