Mentre le scosse del sisma di magnitudo 7,8 che ha colpito la Turchia meridionale e la vicina Siria sono state avvertite fino alla Groenlandia, un esperto italiano ha stimato che la placca anatolica si sia spostata di almeno tre metri.
Conseguenze serie. Questo lunedì, 6 febbraio, la Turchia e la Siria sono state colpite da due terremoti, uno di magnitudo 7,8 e l’altro di 7,5, che hanno causato la morte di oltre 21.700 persone, secondo i rapporti provvisori.
Oltre ai danni fisici, i due terremoti, le cui scosse sono state avvertite fino alla Groenlandia, hanno causato il crollo di migliaia di edifici nell’area colpita.
Intervistato dal quotidiano Corriere della Serail presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Carlo Doglioni, ha stimato che le scosse abbiano spostato la Turchia di tre metri.
“Quella che chiamiamo placca araba si è spostata di circa 3 metri in direzione nord-est-sudovest rispetto alla placca anatolica. Stiamo parlando di una struttura nella zona di confine tra questo mondo, quello della placca araba, e quello della placca anatolica”, ha spiegato.
“Dalle stime che abbiamo, e che via via si fanno più chiare, sappiamo che la faglia si è attivata per almeno 150 chilometri con uno spostamento di oltre tre metri. Tutto è avvenuto in poche decine di secondi, irradiando questo terremoto di magnitudo 7.8, un cosiddetto terremoto “maggiore”, ha aggiunto.
La faglia anatolica, una zona molto attiva
Questi due terremoti riportano alla mente tristi ricordi e in particolare il violento terremoto di magnitudo 7.4 che colpì la Turchia il 17 agosto 1999, provocando la morte di oltre 17.000 persone.
Era stato localizzato a una profondità inferiore a 20 chilometri sotto la città di Izmit, che si trova su un enorme squarcio nella crosta terrestre. Questa è la faglia dell’Anatolia settentrionale che attraversa la Turchia da est a ovest, dall’Iran alla Tracia.
“Mentre gli specialisti non sono d’accordo nel dare a questa faglia lo status di faglia trasformante, come la faglia di San Andreas in California, la faglia dell’Anatolia settentrionale risulta comunque dall’interazione dei movimenti delle placche litosferiche, in particolare la placca araba (Siria, Iraq) che affonda come un cuneo nella placca eurasiatica mentre apre il Mar Rosso”, ha spiegato il sito. Universalis.
“Nel complesso, la sismicità della faglia dell’Anatolia settentrionale è migrata da est a ovest nel corso dei decenni. Se le sollecitazioni si rilassano dove si verifica ogni nuovo terremoto, aumentano invece dove la faglia non ha ancora ceduto”, prosegue.
A sua volta, il professor Carlo Doglioni ha affermato che quest’area è “molto attiva e una delle più pericolose del Mediterraneo. Vi si sono verificati nei secoli scorsi terremoti molto gravi”.
“Il piano di faglia è molto inclinato e osserviamo uno spostamento orizzontale su entrambi i lati della faglia durante l’evento”, ha affermato.
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