Tre generazioni di donne spiegano l’impatto del film ‘C’è ancora domani’ in Italia

L’opera cinematografica di Paola Cortellesi, che racconta la lotta di una donna che cerca di sfuggire a un coniuge violento, ha preso la forma di un autentico fenomeno, riunendo milioni di spettatori nelle sale italiane. Questo film uscirà in Francia questo mercoledì.

Il film che ha segnato il 2023 in Italia è ora accessibile al pubblico francese. Mercoledì 13 marzo segna l’uscita nelle sale del film C’è ancora domanidiretto dall’attrice italiana Paola Cortellesi. Questo lungometraggio, acclamato in Italia, racconta la storia di Delia, una donna che cerca di sfuggire al marito violento.

Il film è ambientato a Roma, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Nonostante il soggetto delicato e la produzione in bianco e nero, il film è riuscito ad attirare in Italia più di cinque milioni di spettatori, superando addirittura Barbie al botteghino. Paola Cortellesi, inizialmente conosciuta come comica in Italia, è riuscita a portare una certa leggerezza in questo lavoro permettendo a molte donne italiane di tutte le generazioni di identificarsi in esso. Il lungometraggio E’ ancora domani è coinciso con un inquietante evento di femminicidio di alto profilo in Italia dove è stata uccisa la 22enne Giulia Cecchetin.

Per comprendere l’impatto del film sulla società italiana, franceinfo ha riunito tre generazioni di donne femministe: Luciana Romoli, ex combattente della resistenza, Isabelle Colin, insegnante che vive in Italia da 30 anni, e sua figlia Charlotte Marincola, Franco-italiano. che lavora negli archivi Rai.

Lo dice Luciana, che alla fine della guerra aveva 15 anni “Il film mi è piaciuto perché descrive la realtà”. Ricorda le famiglie in cui fratelli e mariti erano violenti, proprio come il marito di Delia, l’eroina del film.

Il personaggio di Delia ha commosso milioni di telespettatori, inclusa la cinquantenne Isabelle. “Tutti uscivano dal cinema asciugandosi le lacrime”, ricorda. Sua figlia Charlotte, 26 anni, ha notato in particolare l’impatto del film su di lei: “Nonne, vicine di casa che mi dicono: ‘Mi sono riconosciuta in questo film’”, lei testimonia.

In occasione della proiezione del film con Delia, è stata sottolineata dai media l’immagine della studentessa Giulia Cecchetin, uccisa dal suo ex fidanzato. “Ci sono somiglianze tra le due storie… Queste sono situazioni comuni e rivelano qualcosa che prima non era così ovvio”, analizza Charlotte.

Luciana, che ha partecipato a diverse proteste femministe e si batte da tempo contro il silenzio attorno alla violenza contro le donne, forse vede una fine a questo silenzio. “Abbiamo organizzato numerosi incontri per dialogare con il questore dei quartieri popolari per dire che quando una donna denuncia un uomo, questi deve essere immediatamente arrestato”. ricorda quest’ultimo. Ma per Isabelle rompere il silenzio in Italia è una sfida: “Toccheremo l’intimo, qualcosa che riguarda la sfera privata. Credo che qui sia più difficile portare allo scoperto questa realtà, soprattutto dopo gli anni di ‘Berlusconismo’ che ha danneggiato le donne.”

Il film rievoca anche il giorno in cui le donne votarono per la prima volta in Italia, il 2 giugno 1946, segno di un’altra forma di emancipazione. “Il giorno prima mia madre aveva pianto di gioia tutta la notte all’idea di andare a votare”, ricorda Luciana. Quasi 80 anni dopo, il femminismo si è evoluto all’interno della società: “Ci sono più uomini che si mettono in discussione, trovo che sia qualcosa di più collettivo, in un certo senso e democratico”, nota Charlotte. Chi vede il film capirà che il trucco, come il rossetto, può essere uno strumento politico.

Elma Violante

Difensore della musica freelance. Pioniere del cibo. Premiato evangelista zombi. Analista.

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