Una potente esplosione è avvenuta oggi davanti a un edificio del Ministero degli Affari Esteri a Bengasi, nella Libia orientale, provocando danni ingenti, secondo testimoni oculari.
Non è ancora noto se l’esplosione, apparentemente provocata da un’autobomba, secondo le stesse fonti, abbia causato anche delle vittime. L’esplosione coincide con il primo anniversario dell’attacco al consolato americano a Bengasi, in cui sono morti l’ambasciatore americano e altri tre americani.
Un portavoce del Ministero degli Esteri ha detto che l’edificio preso di mira dall’attacco apparteneva al consolato americano fino all’inizio degli anni ’70, durante l’era del re Idris Senusi.
Il consolato è stato chiuso dal dittatore Muammar Gheddafi pochi anni dopo essere salito al potere nel 1969, ha detto il portavoce, che ha chiesto l’anonimato.
Ha aggiunto che gli autori di questo attacco “vogliono mandare il messaggio che le delegazioni diplomatiche non sono al sicuro a Bengasi”.
L’esplosione ha distrutto gran parte dell’edificio e ha causato gravi danni alla vicina sede locale della Banca Centrale.
Dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi nell’ottobre 2011, Bengasi, culla della rivolta in Libia, è stata colpita da diversi attentati dinamitardi, un’ondata di omicidi e attacchi contro giudici, soldati e agenti di polizia che avevano prestato servizio sotto il suo regime. Sono stati effettuati attacchi anche contro diplomatici e installazioni di interessi occidentali.
Questi attacchi vengono generalmente attribuiti ad islamisti radicali, come quello dell’11 settembre 2012 contro il consolato americano.
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