Il Vesuvio al confine con il Golfo di Napoli.Immagine: Momento RF
Nella notte tra martedì e mercoledì nei pressi di Napoli si è verificato il terremoto più significativo degli ultimi 40 anni. La regione ospita un supervulcano e gli esperti temono il suo risveglio.
Dominik Straub, Roma / cap media
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Secondo le autorità, nella notte tra martedì e mercoledì alle ore 3:35 si è verificato un terremoto di magnitudo 4,2 della scala Richter. L’epicentro è stato localizzato a circa tre chilometri di profondità, pochi chilometri a ovest di Napoli. Le scosse sono state avvertite anche nella metropoli del sud Italia. Innumerevoli residenti hanno lasciato le loro case nel cuore della notte, spaventati dalle sirene d’allarme.
Non è il terremoto in sé a preoccupare autorità ed esperti, ma le sue potenziali ripercussioni. In effetti, queste scosse potrebbero essere segnali premonitori di una catastrofe devastante. Perché sotto i Campi Flegrei, dorme quello che noi chiamiamo un supervulcano.
Ma cos’è un supervulcano?
Secondo Wikipedia, un supervulcano è un vulcano che produce supereruzioni, le più grandi e voluminose eruzioni sulla Terra. L’intensità di queste esplosioni varia, ma è sufficiente a creare danni considerevoli su scala continentale e persino ad avere effetti gravi, persino catastrofici, sul clima e sulla vita sulla Terra.
Negli ultimi mesi la regione ha registrato migliaia di piccoli terremoti, in media circa 40 al giorno. La maggior parte di essi sono appena percettibili, ma sono il segno che un’enorme pressione si sta accumulando nel sottosuolo. Tuttavia, Il terremoto avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì è il più forte degli ultimi 39 anni.
Il potere distruttivo sarebbe Enorme
L’eruzione di un supervulcano sarebbe molto più distruttivo più di quella del Vesuvio che nel 79 d.C., che distrusse le due città romane di Pompei ed Ercolano, seppellendole sotto uno strato di ceneri spesso diversi metri.
Nei circa 120 chilometri quadrati dei Campi Flegrei vivono circa 500.000 persone. Se aggiungiamo l’area metropolitana di Napoli arriviamo a 3 milioni di abitanti che potenzialmente sarebbero interessati da un’eruzione. E le conseguenze andrebbero ben oltre: durante un evento simile, circa 40.000 anni fa, la quantità di cenere proiettata nell’atmosfera fu tale da avere un impatto enorme sul clima su scala globale.
Già dal 2006 l’aumento della pressione all’interno del supervulcano ha portato ad un innalzamento medio della superficie del suolo dei Campi Flegrei di un metro. La velocità di questo processo è raddoppiata negli ultimi anni.
“La brutta notizia è che non sappiamo esattamente cosa accadrà in questo sistema complesso che è il bacino vulcanico”
Giuseppe Mastrolorenzo, capo vulcanologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
Secondo l’esperto è impossibile prevedere con precisione la data di un possibile risveglio.
In un recente studio, i ricercatori dell’University College di Londra e dell’INGV hanno osservato più da vicino il supervulcano. La loro conclusione non è molto rassicurante: la crosta terrestre dei Campi Flegrei si è indebolita ed è diventata più vulnerabile alle fessurazioni, rendendo quindi ancora più probabile un’eruzione.
Tradotto dal tedesco da Valentine Zenker
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