Questa nuova produzione di Dialogues des Carmélites di Francis Poulenc, messa in scena da Marie Lambert-Le Bihan e sotto la direzione musicale di Speranza Scappucci, chiude la stagione lirica 2022/2023 dell’Opéra Royal de Wallonie-Liège:
Marie Lambert-Le Bihan e i suoi collaboratori Cecile Tremolières per scenografie e costumi, Fiammetta Baldiserri per le luci, hanno scelto di privilegiare nel loro approccio una relativa semplicità e un’austerità complessiva. L’arredamento è semplice con i suoi pannelli quasi traslucidi che rivelano sagome e movimenti.
La messa in scena appare infatti minimalista, ma anche stranamente ingombra di spunti non al passo con la storia e con la forza stessa di quest’opera che tuttavia sa anche essere autosufficiente. Così, la prima scena del libro risulta essere molto ambigua e sembra nascondere qualcosa come una relazione incestuosa tra il Cavaliere della Forza e sua sorella Blanche, la sua “piccola lepre”.
Poi l’apparizione del Cavaliere ferito in battaglia e in cattive condizioni sorprende Blanche quando cerca di strapparla a Carmel. L’insieme di questa visione (scenica) solleva anche una serie di domande per gli spettatori: sull’idea di esporre i disturbi fisici di Madame de Croissy-La Prieure attraverso gambe totalmente in cancrena mentre il dolore morale e la sua paura panico della morte dimostrano essere il vero vettore essenziale della sua delirante agonia.
Allo stesso modo, contadini e gente comune sembrano entrare in convento a volontà nonostante la clausura imposta dal Carmelo. Inoltre, i carmelitani più giovani appaiono dissipati e inclini al divertimento, segno di una liberazione imminente o di una decadenza in materia di religione… difficile da giudicare.
Questo approccio insolito riesce a distogliere dall’essenziale e relega in secondo piano sentimenti particolarmente religiosi. D’altra parte, la scena finale, quella dell’esecuzione delle Dame del Carmelo, produce un’impressione forte e profonda. Parte della scenografia a forma di triangolo sale verso le grucce per simboleggiare il tagliente della ghigliottina. Sotto questa minaccia permanente, e uno dopo l’altro, i Carmelitani, al suono della lama tagliente, si precipitano con determinazione nella fossa così creata. L’effetto è massimo e legittimamente urta gli spettatori.
direttore musicale diOpera Reale di Vallonia-Liegi dal 2017 al 2022 – vi dirigerà la maggior parte del repertorio italiano -, Speranza Scappucci affronta per la prima volta il capolavoro di Poulenc. Sfortunatamente, il risultato è sconcertante. La sua direzione musicale forza la linea, o molto veloce come nella scena iniziale, o molto rumorosa in particolare negli intermezzi con un’evidente accentuazione delle dissonanze integrate dal compositore nella sua partitura. Alcune libertà espressive toccano anche sia la prosodia che lo svolgimento spirituale che sembra quasi scomparire sotto la scelta di un’efficienza più strettamente drammatica.
Le voci vengono ripetutamente soffocate, costringendo i solisti ad alzare la voce. Nella scena principale del Marchese de la Force che apre l’opera, il suo interprete, il basso Patrick Bolleire eppure di professione deve quasi gridare per dominare l’orchestra. Lo stesso vale per il tenore mozartiano Bogdan Volkov, Chevalier con un modello francese, che deve decidere di gonfiare artificialmente la sua voce per accompagnarlo. Apparirà più a suo agio e pienamente musicista durante il suo incontro al Carmelo con Blanche.
Voce dal timbro piuttosto drammatico, Alexandra Marcellier si avvicina al delicato ruolo di Bianca della Forza e dell’Agonia di Cristo in una forma di rabbia permanente, senza gli abbandoni che punteggiano il ruolo e questa chiarezza di tono che qui deve essere essenziale. Gli acuti sono troppo spesso acuti e il carattere nel suo insieme non si muove come dovrebbe.
Sheva Tehoval, da parte sua, è lontana dal candore e dalla semplicità che abitano suor Constance di Saint-Denis, una semplice ragazza di campagna. La voce si dispiega con insistenza e appare un po’ brusca negli acuti.
Giulia Boulianne ritrae una Mother Marie meno intransigente del solito, ma la gamma tesa e gli alti percussivi del ruolo le si adattano perfettamente.
Julie Pasturaud si piega sotto il lato quasi abissale del ruolo della Prima Priora (Madame de Croissy), il materiale vocale proposto rivela troppe disparità nella linea e continuità nei colori. Il basso profondo lo lascia disarmato.
Il giovane soprano Claire Antoine, notato di recente nel ruolo di Lady Clarence inEnrico VIII di Saint-Saëns al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles, appare come un balsamo ricostituente nel ruolo di Madame Lidoine, la nuova priora. La sua voce solida di grande soprano lirico fluisce felicemente negli impulsi materni del ruolo, offrendo attraverso l’eleganza del suo fraseggio, il legato e i suoi alti radiosi di potenza e chiarezza, un’interpretazione che raggiunge facilmente il cuore.
Coline Dutilleul E Valentino Lemercier affronta i ruoli di suor Mathilde e madre Jeanne con talento e un bel temperamento.
La voce più confidenziale con il timbro molto particolare del processo di tenore Francois Pardailhe scivola negli interventi del cappellano, mentre Kamil Ben Hsain Lachiri dimostra giusta efficienza nei ruoli del carceriere, Thierry e del Dottor Javelinot.
I brevi ruoli dell’Ufficiale, del Primo e del Secondo Commissario sono eseguiti da tre cantori dei Cori, Marc Tisson, Jonathan Vork E Benoît Delvaux. IL cori precisamente, guidato da Denis Secondosono qui perfettamente al loro posto.
Il pubblico di Liegi sembra lieto di trovare Speranza Scappucci e accoglie lo spettacolo senza troppe riserve.
Difensore della musica freelance. Pioniere del cibo. Premiato evangelista zombi. Analista.