Un oggetto culturale scrutato da una critica libera e presunta. Oggi, Viaggi in Italiascritto e diretto da Sofia Letourneur, anche lei attrice nel film al fianco di Philippe Katerine. Scoprire
“Viaggi” con la S, come il segno malizioso della discrepanza che mantiene con un altro film, Viaggio in Italia di Roberto Rossellini, che descrive l’appassimento di una relazione sentimentale durante un viaggio a Napoli. Sophie Letourneur filma anche una coppia allo sbando, non composta da Ingrid Bergman e Georges Sanders, ma da Philippe Katherine e lei stessa. Jean-Phi e Sophie sono sulla quarantina, vivono a Parigi con il loro bambino, e lei è ossessionata dall’idea di andare in vacanza con lui per qualche giorno per rimettere in moto la macchina dell’amore. Vuole andare in Spagna, la frena, e finalmente sarà la Sicilia.
È un film in tre parti, il cui cuore, italiano, è incorniciato da due sequenze parigine. Un film fatto di pochissimo, con una grande economia di mezzi, scrittura volutamente povera, immagini e motivi piuttosto banali, ma da cui emana una profondità alquanto miracolosa.
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Sophie Letourneur, la conosciamo per il suo ultimo film “Enorme”, anch’esso una commedia, più estrosa, in cui raccontava la storia di una pianista interpretata da Marina Foïs rimasta incinta suo malgrado da un compagno molto insistente; troviamo in un certo modo in Viaggio in Italia questo motivo di uno squilibrio affettivo nella coppia, una sorta di disaccordo che è il materiale stesso della commedia. Questa volta è l’eroina che vuole salvare la sua coppia, e che con l’aiuto della guida del Backpacker trascina il suo compagno da un posto alla spiaggia anche se si è preso cura di slogarsi poco prima della partenza. I primi due terzi del film funzionano come una commedia slapstick molto efficace, supportata da una coppia di attori che lavorano molto bene da questo punto di vista: sono entrambi perfettamente insopportabili, e quindi probabilmente molto giusti. Mi piacciono molto le scene girate in interni, un piccolissimo spazio domestico tipico delle professioni intellettuali urbane, un po’ un bordello, abitato da corpi del tutto normali, in cui le discussioni di una banalità apparentemente confusa – comprare il pane, chiamare i genitori – acquistano una sorta di di particolare comicità cruda, per la forza della messa in scena. Mi piace molto anche questo modo di tenere quasi sempre il bambino fuori dall’inquadratura. Lo sentiamo chiamare, parlare, sentiamo il suono dei cartoni che sta guardando, ma non lo vediamo: una sorta di costrizione un po’ crudelmente evacuata dal campo affettivo durante il film.
Scava l’insignificanza
Il film apparentemente accade come una cronaca agrodolce e leggermente satirica che si sposta in Italia. Visitiamo isole, mangiamo gelati e beviamo succo di limone. Esploriamo con loro il lato inferiore della cartolina: zanzare, luoghi magnifici racchiusi da una recinzione, ristoranti chiusi. L’effetto della realtà colpisce in questi fallimenti. Sophie Letourneur, infatti, ha scritto questo film secondo appunti presi proprio sulla guida di Routard durante un viaggio in Italia con il suo amante: piccole cose, piccoli fatti, piccoli malesseri e piccole impressioni che si sentono ‘nervano i dialoghi, e portano un molta vita alla commedia. È un film iperscritto, contrariamente all’impressione che si potrebbe avere di una forma un po’ folle. Il suo nervosismo è controllato, referenziato, costruito.
E poi succede qualcosa di abbastanza spettacolare a due terzi del film. L’immagine cambia, spicca una voce fuori campo, e tutto questo racconto apparentemente banale è come ripreso in uno spessore singolare: capiamo che non stiamo assistendo al presente di una coppia, nell’illusione di una storia onnisciente, ma a un esperienza passata, raccontata in modo soggettivo. Quando dico spettacolare sto ovviamente esagerando, ma sulla scala di quello che è il film, della modestia della sua posta in gioco, è una forma di sconvolgimento molto commovente. Infine, questo film emana una malinconia e una crudeltà che non sono quelle, liriche e nobili, del film di Rossellini, ma vere nella loro banalità. È un film che funziona e restituisce con poco, grazie all’intelligenza della costruzione narrativa e della messa in scena, una certa insignificanza in un pensiero reale sulla coppia e sul cinema.
Trascrizione della colonna di Lucile Commeaux
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Viaggi in Italia diretto da Sophie Letourneur, co-scritto da Sophie Letourneur e Laetitia Goffi, con Philippe Katerine e Sophie Letourneur. Al cinema dal 29 marzo.