Non c’è spazio per l’unità nella politica italiana | commento

Mario Draghi firma le dimissioni del parlamento sotto l’occhio vigile del presidente Mattarella.© fotoAFP

Yvo Grote

Prima del sito?”, Mario Draghi ha posto al Parlamento l’ultima domanda. Siete pronti a continuare a governare unitariamente? La risposta era già chiara a lui e a tutti in quel momento, non bisogna rivolgersi alla politica italiana per l’unità.

Gli italiani torneranno alle urne a fine settembre. Ci sono abituati, perché Draghi era già il 46esimo capo di governo dal secondo dopoguerra. Convertito, ciò equivale a una durata media di circa un anno e mezzo per primo ministro.

L’Italia logora i primi ministri come le scarpe, ma Draghi non era un uomo qualunque. In qualità di ex presidente della Banca centrale europea senza legami politici diretti, era ampiamente rispettato ed elevato al di sopra della politica dei partiti, un capo di tutti capi. Tutta l’Italia credeva che fosse l’uomo che, insieme a un governo di unità nazionale, avrebbe potuto condurre il Paese fuori dal tunnel oscuro in cui l’aveva condotto la crisi del coronavirus. La sua posizione internazionale e la sua rete sono state considerate cruciali nella definizione del programma di ripresa con il sostegno europeo. Draghi era anche il candidato ideale per l’aumento dell’inflazione e aveva bisogno di riforme pensionistiche.

Molte democrazie vorrebbero la stabilità che un tale tecnocrate porta negli anni della crisi. Non italiano. Draghi è riuscito a sopravvivere anche leggermente meno della media nella fossa dei serpenti romana. Classicamente, all’italiana, si imbatte nel coltello dei suoi amici politici. I partiti del suo “governo di unità” non hanno votato contro di lui, ma si sono semplicemente astenuti, rispondendo così all’ultima domanda sulla lealtà di Draghi e non lasciandogli altra scelta che dimettersi.

Nella politica italiana lottare per una direzione è più importante che risolvere i problemi del Paese. Nella pugnalata a Draghi riconosciamo un golpe di destra, in cui si apre la strada a una coalizione di centrodestra con i nazionalisti Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Un raggruppamento di partiti critici nei confronti dell’UE è una cattiva notizia per l’Europa. Ma c’è un pensiero rassicurante: anche per un governo di destra, una vita di un anno e mezzo sarà già una bella sfida.

Carlita Gallo

Futuro idolo degli adolescenti. Devoto esperto di viaggi. Guru di zombi. Introverso per tutta la vita. Appassionato di birra impenitente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *