Attraverso la sua dichiarazione scritta, Giorgos Afroudakis ha annunciato la fine della sua carriera. Il 40enne giocatore di polo indosserà per alcune partite il cappellino dell’Apollo Smyrni. “Ho dato tutto al polo”, ha detto.
Giorgos Afroudakis ha deciso di porre fine a una brillante carriera di 25 anni nel polo!
Con un chiaro annuncio, il capocannoniere di tutti i tempi della pallanuoto greca, l’uomo che per 21 anni ha indossato e abbellito il berretto della nazionale ha annunciato la sua decisione di ritirarsi.
Con la sua dichiarazione, Afroudakis – con la sua partecipazione a cinque Olimpiadi e con innumerevoli riconoscimenti lungo il percorso – ha annunciato la “fine” della sua carriera, dopo aver indossato per la prima volta il berretto del suo grande amore, Apollon Smyrni, per alcune partite.
Il 40enne saltatore con l’asta ha indossato la maglia di Vouliagmeni, Panionios, Olympiakos e Panathinaikos, segnando 1.670 volte, vincendo la Coppa delle Coppe nel 1997 con NOV oltre a sei campionati e altrettante Coppe.
Con la Nazionale ha mancato solo una medaglia nelle cinque volte in cui ha rappresentato il nostro Paese alle Olimpiadi (1996, 2000, 2004, 2008, 2012). Più vicino che mai, è arrivato ad Atene dove ha finalmente conquistato il quarto posto, mentre il suo gol contro la Croazia che ha regalato al nostro Paese la medaglia di bronzo ai Mondiali del 2005 è rimasto impresso in tutti i ricordi.
La sua dichiarazione:
“Mi chiamo George Afroudakis e tra pochi mesi avrò quarant’anni.
Ho dato tutto al polo per trent’anni. Da dieci anni nelle piscine, con 25 anni di presenza in A1 e 21 anni in Nazionale, sempre presente, sempre regolare.
La decisione di dire addio allo sport a cui ho dedicato la mia vita è la più difficile che abbia mai preso.
Domani iniziano le Olimpiadi di Rio e l’ultima volta che non ho partecipato alla cerimonia di apertura è stata nel 1992 a Barcellona.
Mi ha sempre riempito di soddisfazione pensare che sulla mia carta d’identità sia scritto “Atleta”. Con questo addio, ora mi sento come se non avessi più un’identità.
La mia carriera sportiva è stata lunghissima, con momenti piacevoli e spiacevoli che tutti tengo a mente. Ora che il viaggio è finito, quei momenti sono il mio tesoro.
Non avrei questa fortuna senza avere sempre dietro di me i miei genitori, i miei due fratelli come compagni e mia moglie che ha vissuto al mio fianco quasi tutta la mia carriera sportiva.
Per questa fortuna devo un grande grazie a tutte le squadre che mi hanno dato fiducia e soprattutto a Vouliagmeni, la squadra in cui ho iniziato la mia carriera. Le sue persone che mi hanno accolto allora bambino, oltre ad essere un bravo atleta, mi hanno reso anche una persona migliore.
Per questa fortuna devo ringraziare tutti gli allenatori di questo corso, le società e la Nazionale, e tutti coloro che hanno collaborato con me (agenti, medici, arbitri, giornalisti).
Per questa fortuna ringrazio gli innumerevoli compagni di squadra che ho avuto in questi trent’anni e con i quali ho vissuto tutti questi momenti. Mi piacerebbe essere ricordato più come un grande compagno di squadra che come un bravo saltatore con l’asta.
Ho sentito tanti grandi atleti dire che non si aspettavano di vivere tutti quei momenti che lo sport ha regalato loro. La passione che ho per lo sport fin da piccola mi ha sempre fatto pensare a come avrei vissuto tutto questo. Avevo fiducia che sarebbero accaduti ed è per questo che ho dato tutto per assicurarmi che succedessero.
Sarò sempre vicino allo sport che ho amato, cercherò di aiutarlo con tutte le mie forze. Non lo farò per scelta, ma perché non posso fare altrimenti.
La carta d’identità non dirà più “Atleta”, ma rimarrò innamorato di questo sport.
PS: Scegliere il finale è una benedizione. Con la Nazionale non sono riuscito ad avere la chiusura che avrei voluto, con una medaglia alle Olimpiadi del 2012. A livello collettivo, invece, completerò la mia carriera come avevo programmato sin da quando ero un bambino. .
Indosserò il cappellino dell’Apollo per qualche partita. Della mia squadra del cuore, quella che ha piantato il germe dello sport nella mia prima infanzia, sulle gradinate del Rizoupoli”.
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