Assistenza sanitaria ai combattenti nel 1940. Migliaia di greci e italiani affetti da congelamento

Nel campo del Servizio Sanitario, a causa dei combattimenti in terreni particolarmente montuosi, sorsero inizialmente molte difficoltà e problemi.

di Alexandros Yatzidis MARYLANDmedlabnews.gr iatrikanea

La guerra greco-italiana (1940-1941)

Nel campo del Servizio Sanitario, a causa dei combattimenti in terreni particolarmente montuosi, sorsero inizialmente molte difficoltà e problemi.

Estratto dal Rapporto del Direttore del Servizio Sanitario del Dipartimento dell’Esercito dell’Epiro (TSI), dal 18 dicembre 1940 fino al suo scioglimento, leggiamo:
“…La natura del terreno e la tattica della guerra, soprattutto con le incursioni aeree, nonché le zone dei settori di ciascuna divisione, impedivano la rapida e tempestiva cura medica dei feriti e dei malati…” Ma poi , per soddisfare le esigenze dell’esercito, furono rafforzati gli ospedali militari, ne furono creati di nuovi, la formazione degli infermieri sul campo, furono sviluppate le pratiche mediche di montagna, furono spostati gli organi di rifornimento e furono creati corpi di trasporto speciali. I trasferimenti venivano necessariamente effettuati di notte per evitare raid aerei, con i noti effetti negativi sui trasferiti e sul personale.


Infine, il sostegno sanitario dei combattenti è stato del tutto soddisfacente con l’aiuto del Ministero della Previdenza Nazionale, l’offerta volontaria di servizi di infermieri militari, la Croce Rossa ellenica, varie organizzazioni e associazioni e infine molte donne greche nominate e anonime.

Un altro problema molto serio che dovettero affrontare entrambi i belligeranti a causa del terreno montuoso, dell’altezza delle nevi e del freddo polare che regnava, fu quello dei congelamenti che il più delle volte causarono perdite superiori a quelle delle dure battaglie (25.000 greci – 22.000 italiani congelati). . .

Nella Relazione della Direzione dei Servizi Sanitari della Sede si menziona specificamente:
“…Durante l’intero semestre furono trasportati quasi settantacinquemila (75.000) feriti, congelati e malati, ovvero, nel dettaglio, circa trentamila (30.000) feriti, venticinquemila (25.000) congelati e ventimila (20.000) pazienti…”.
Da parte greca, nonostante la sorpresa iniziale, il problema fu risolto con successo utilizzando lubrificanti e speciali bende e calzini di lana, che donne greche di tutte le età lavoravano a maglia e mandavano a migliaia al fronte..

Il dottor Vasilios Mastakouris dell’ambulatorio XVe Montagne dell’epoca

Nel periodo 1940-41, la copertura sanitaria del Fronte Centrale era fornita principalmente dalle strutture sanitarie sviluppate nei villaggi di Kosina, Pakomiti, Koutali e Leskoviki Premetis. I moribondi, dopo la cernita, restavano in sala operatoria. I feriti e i malati del 1° Corpo d’Armata sono stati curati secondo l’urgenza del trattamento nella sala operatoria del 2° Corpo d’Armata a Leskoviki. La seconda emergenza è stata trattata anche a Leskoviki e la terza emergenza i feriti e i malati al Centro ospedaliero di Ioannina.
Il 22 dicembre 1940, nel villaggio di Kosina, furono schierati l’ufficio medico del Piano B1, il reparto infermieristico del Piano B1 della XV Divisione e l’équipe chirurgica di riserva S7, nella quale i feriti e i loro animali venivano curati dai portatori e i loro animali. (in transito) le sue perdite sanitarie, con condizioni meteorologiche molto sfavorevoli e una rete stradale scadente.
Questa formazione era la formazione medica più grande e avanzata per le operazioni di primo soccorso e la più grande formazione di triage e trasporto alle formazioni mediche di retroguardia, con la destinazione finale il centro sanitario di Ioannina. I moribondi, dopo la cernita, restavano in sala operatoria. I feriti e i malati del 1° Corpo d’Armata sono stati curati secondo l’urgenza del trattamento nella sala operatoria del 2° Corpo d’Armata a Leskoviki. La seconda emergenza è stata trattata anche a Leskoviki e la terza emergenza i feriti e i malati al Centro ospedaliero di Ioannina. Tutte le unità hanno dovuto affrontare gravi difficoltà nel gestire le perdite sanitarie. I percorsi partivano da luoghi difficili e spesso erano bloccati dalla neve.
Un altro fattore che ha ostacolato il difficile compito dei trasferimenti è stata l’Aeronautica Militare Italiana.

Il 31 dicembre 1940 bombardò e sparò sul villaggio di Kosina, dove erano schierate le formazioni mediche delle Divisioni I e XV.

FONTI: 1. GES Il servizio sanitario dell’Esercito durante la guerra 1940-41
2.K. Hatzis, “Prova dell’azione del servizio sanitario PN durante la Seconda Guerra Mondiale”, Armed Forces Medical Review, vol.22, 1988, pp. 65-93.
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Mariano Conti

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