Cosa sarebbe una serie sul Principe Harry, senza il Principe Harry che evoca il lutto in poltrona?modifica: Watson
Il Duca di Sussex torna con un nuovo documentario su Netflix. Solo che questa volta lo scenario non ruota (solo) attorno a lui. Harry riesce ad affascinare il pubblico avvicinandosi ad un ambito diverso da quello reali? Il nostro verdetto.
01.09.2023, 11:5401.09.2023, 17:26
Altro “Intrattenimento”
“Oh no, ancora?” Sento il tuo sospiro da qui. Ma sì, il rampollo più rumoroso della famiglia reale britannica è infatti tornato con una nuova serie su Netflix. (Aspetta, il contratto da 120 milioni ne prevede altri.) Questa volta, però, nessun segreto di famiglia esposto sulla pubblica piazza né critiche acide contro un’istituzione millenaria. Il duca lo ha capito bene: deve cambiare il suo primato. Vendi più “Harry” e meno “principe”.
Sangue, lacrime e sport
quindi ecco Giochi Invictus: Medaglie Resilienza il cui titolo, diciamocelo, dà poca voglia quanto un grosso piatto di gelatina lampone.
Il trailer👇
Video: Watson
Il campo? L’addestramento di sei veterani militari per l’edizione 2022 degli “Invictus Games”. Ricordiamo che questo “evento mondiale”, che si tiene ogni due anni, è stato “fondato dal principe Harry” (secondo Netflix) nel 2014 e mette in competizione diverse centinaia di ex soldati feriti. Un modo per questi uomini e donne di riprendere il percorso di vita “normale” dopo la guerra.
Gli Invictus Games sono uno dei progetti più personali del principe, lui stesso veterano di Iraq e Afghanistan, e uno dei pochi patrocini che ha mantenuto dopo la sua partenza dalla famiglia reale nel 2020.
Siamo onesti: finora attirare folle con qualcosa di diverso dai pettegolezzi reali non è stato esattamente il forte del Duca. Chi ricorda Vivi per guidare (“Lives to lead: Leaders in the soul”, nella sua versione francese), lo sciropposo documentario prodotto dai Sussex dedicato alle “personalità ispiratrici”, e presentato a soli quindici giorni dalla loro clamorosa serie Harry e Meghan, lo scorso dicembre? Persona.
È ora di dare al principe Harry la possibilità di parlare di qualcosa di diverso da se stesso.
È andata male.
Harry ha fatto Harry
Quattro minuti dopo il lancio, appare Harry, comodamente seduto in poltrona nella sua tenuta californiana. L’intervistatore gli chiede di presentarsi. In risposta: un semplice “Harry” e un sorriso imbarazzato.
E cosa fa per vivere, “Harry”? Evitando ancora attentamente di menzionare il suo sangue blu o la diabolica Azienda che lo ha generato, il Duca elenca: padre di due figli, proprietario di diversi cani, marito (sì, in quest’ordine) e, soprattutto, sponsor fondatore degli Invictus Games. Il nostro argomento del giorno.
Harry, in modalità perpetua confessione sul divano.immagine: netflix
Bisogna riconoscere che i protagonisti di questo affresco sul ritorno alla vita quotidiana dopo mesi al fronte sono affascinanti. Musica drammatica, progetti estetici, traiettorie personali toccanti: senza dubbio Netflix sa come farlo. Solo che il messaggio si ritrova un po’ confuso, eclissato dalla presenza ricorrente di “Harry”, la star il cui passato reale aleggia sullo sfondo.
Harry, in modalità “allenatore ispiratore del mondo libero”.
A coloro che temono un documentario costellato di principesca autocommiserazione, mi dispiace deludervi: non possiamo tagliarlo. Harry non sarebbe Harry senza qualche sospiro, comodamente seduto in fondo al suo divano (del resto, per i curiosi, il documentario offre uno scorcio unico delle stanze della villa di Montecito, compreso un ufficio di grande gusto).
Tra due testimonianze di soldati privati di un braccio o di una gamba e alcuni consigli di LinkedIn sulla resilienza, il principe in lutto riesce persino a mandare un messaggio di vanga sottilmente velato alla sua famiglia, quando parla del suo ritorno dall’Afghanistan, nel 2012:
“La cosa più difficile è che nessuno intorno a me poteva aiutarmi. Non avevo strutture di supporto, rete, esperti che mi aiutassero a identificare cosa mi stava succedendo”
Harry dentro Cuore dell’Invictus.
“Ahimè, come molti, se pensi di andare in terapia, lo è quando si trova sul pavimento in posizione fetale, rimpiangendo di non aver risolto il problema prima“Sospira ancora il Duca di Sussex.
E naturalmente, quando si affronta la questione dei traumi prebellici, sarebbe impensabile per il principe non menzionare sua madre, Lady Diana, morta in un incidente stradale quando lui aveva 12 anni. Un tema ricorrente su cui Harry non può fare a meno di tornare, ancora e ancora. “Non ero in grado di piangere, incapace di provare sentimenti”, dice in un episodio. Tira fuori i fazzoletti.
Quanto a Meghan (altro tema imprescindibile), la duchessa di Sussex si limita a poche fugaci apparizioni nel corso delle cinque puntate. Un aspetto vaporoso e glamour, in un abito da ballo rosso, sostegno immancabile e discreto.
Tentativo di validazione e guarigione, la serie Cuore dell’Invictus è pieno di buone intenzioni. Ma anche la crudele prova che il ruolo di “Harry” è più difficile e meno venduto di quello di “principe”. Niente di grave, ci saranno altri tentativi. Sembra che l’allenamento sia una delle virtù dello sport.
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