Quando le forze italiane occuparono il Dodecaneso, i greci credevano che l’unione con la patria fosse vicina ecredevano che i cristiani sarebbero venuti a liberarli dal giogo ottomano.
Ben presto, però, gli italiani mostrarono le loro vere intenzioni, che erano di integrare il Dodecaneso in Italia. Hanno vietato l’insegnamento della lingua greca, dell’inno nazionale, della bandiera greca, mentre in alcuni villaggi hanno addirittura vietato il colore blu su porte e finestre.
Nel 1919, e quando la pratica brutale degli italiani era nota, Eleftherios Venizelos, nel memorandum da lui presentato, durante i lavori preparatori del Trattato di Versailles, riguardante le rivendicazioni territoriali del paese, includeva il Dodecaneso. Tuttavia le trattative diplomatiche non ebbero successo e il Dodecaneso vide ancora una volta le sue speranze deluse.
Nell’aprile dello stesso anno gli isolani contrattaccarono.
Su iniziativa del metropolita Apostolos Tryphonos e della demogorondia, sono state organizzate manifestazioni di protesta in tutti i villaggi, in cui gli abitanti chiedevano l’unione con la Grecia.
Come tutti avevano concordato, dopo il servizio nel Giorno della Resurrezione, la gente usciva dalle chiese e tutti insieme gridavano per l’unione. É successo. Alcuni degli slogan ascoltati sono stati “Libertà nelle isole”, “Unione-Unione”, “Liberare il Dodecaneso”.
“Pasqua di sangue”
Nel villaggio di Vilanova, l’odierno paradiso, la manifestazione è andata male quando i carabinieri italiani, in servizio, hanno arrestato i capi e gli insegnanti Contandino Pantazis e Nikolaos Magafa.
Panagiotis Panaiis, residente a Paradisi, ritratto in “Time Machine”,
“Non appena furono arrestati, l’intero villaggio si ribellò. Allora gli italiani colsero l’occasione e colpirono con la baionetta il noto e attivo patriota, Papaluka. In effetti, naturalmente, l’italiano gli conficcò la baionetta in profondità, finché non si calmò.
Pochi metri più in basso, nella piazza del paese, i carabinieri hanno picchiato alcuni dei bambini che hanno partecipato al comizio con le loro famiglie.
Non appena il fornaio vide questo, Anthoula Zervou, ha afferrato il tostapane che aveva precedentemente messo nel forno e ha colpito alla testa uno degli italiani. Lui, senza pensarci due volte, l’ha pugnalata con la baionetta. Anthoula è morta sul colpo”.
La rivolta in paradiso è entrata nella storia di Rodi come la “Pasqua di sangue”.
Le reazioni dinamiche del Dodecaneso portano nei mesi successivi alla firma di un accordo segreto tra Eleftherios Venizelos e il ministro degli Esteri italiano, Tommaso Tittoni.
Secondo lei, si decide di cedere tutto il Dodecaneso alla Grecia, ad eccezione di Rodi, dove entro cinque anni si terrà un referendum, durante il quale gli abitanti decideranno se vogliono l’unione con la Grecia.
Gli italiani, tuttavia, lasciarono deliberatamente oscuri molti punti dell’accordo in modo che non potesse essere attuato.
Ad esempio, un termine era: “L’Italia è obbligata a ritirarsi e a cedere gradualmente il Dodecaneso, quando le sue pretese in Asia Minore saranno soddisfatte”. Non era però specificato quali fossero questi requisiti, e gli italiani potevano ritardare continuamente la partenza.
L’accordo Tittoni-Venizelos venne alla ribalta un anno dopo, nel 1920, nel Trattato di Sèvres, dove Venizelos ottenne un trionfo diplomatico per la Grecia.
Tuttavia, il trattato non fu mai attuato, poiché seguirono la devastazione dell’Asia Minore e l’abbandono della Grecia da parte dei suoi alleati europei. A Losanna i negoziati si sono svolti su basi completamente diverse.
Devono essere passati più di vent’anni, fino al ritorno del Dodecaneso alla Grecia nel marzo 1947, dopo i sacrifici dei greci durante la seconda guerra mondiale.
La Turchia aveva chiesto il Dodecaneso in cambio dell’entrata in guerra. Il thriller diplomatico e la negazione americana
Creator. Hardcore music expert. Zombie scholar. Writer. Coffee expert. Pioneer of beer ".